Frutto di riflessione individuale e collettiva, questo libro conclude il lavoro di una ricerca avviata all’interno di un Centro di salute mentale di Trieste. Il confronto tra persone con esperienza e operatori dei servizi ha approfondito la riflessione intorno al disturbo mentale, alla sua natura, ai modi singolari di affrontarlo e alle possibilità di guarigione.
Se fino a qualche tempo fa questa condizione era considerata irreversibile al punto da definire l’identità delle persone appiattendole sulla malattia, negli ultimi anni sempre più spesso chi sperimenta il rischio di perdersi ha preso la parola.
Nel nuovo assetto di diritti e di servizi conseguente alla riforma psichiatrica e alla chiusura dei manicomi, è diventato meno compromettente testimoniare della propria malattia e più urgente dire delle possibilità di ripresa, delle necessità di riappropriazione di sé, della fondatezza del desiderio.
Le esperienze raccontate in questo libro se da un lato confermano le infinite guarigioni possibili, anche dal disturbo mentale severo, che sempre più frequentemente vengono dimostrate dagli studi clinici ed epidemiologici, dall’altro introducono e arricchiscono l’immagine della guarigione con un forte e originale contributo soggettivo. Le persone con esperienza oggi ci dicono che è possibile vivere la propria vita avendo consapevolezza della malattia, imparando a venire a patti con i sintomi, a farli propri, a controllarli e perfino talvolta a utilizzarli come singolari e impensabili risorse.
Gli insegnamenti di queste testimonianze vengono discussi nel tentativo di cercare tratti ricorrenti nelle esperienze individuali di superamento del disturbo mentale, facendo riferimento al quadro dei più recenti studi internazionali intorno alla recovery. Viene così chiarito il significato di questa parola che è qui intesa come riconquista di sé, ricostruzione delle proprie capacità di vita e di relazioni sociali. Diventa sinonimo della possibilità di guarire. Una guarigione che accade nella rinnovata capacità di affrontare i blocchi istituzionali, le presunzioni di cronicità, i disconoscimenti e lo stigma sociale che hanno sempre ipotecato la nozione di malattia mentale. A partire da queste osservazioni si tenta una prima puntuale descrizione dei servizi orientati alla recovery e delle buone pratiche che consentono alle persone di negoziare la propria cura, di costruire opportunità di crescita, di abitare identità differenti, di non perdere e di ricostruire il proprio potere contrattuale, di essere ascoltate.
Le persone con esperienza hanno qualcosa da dire.