No family man

No Family Man si racconta in un viaggio in macchina da una città ad un'altra. Lui è un attore squattrinato che vive male perché inseguito da mille visioni, quelle che egli non sa abbandonare. Tra un sorpasso e l'altro escono fuori i suoi amori malandati. Quei suoi quarant’anni che egli veste stretti. Le sue speranze. Una rabbia dilagante che travolge ogni suo istante e che trasforma in male anche ciò che male non è. Le sue stramberie.
Roma, Napoli e Trieste, si coagulano in un unico luogo pieno di cancelli. La paura di finire impagliato da una donna. Gli uomini gringhi e quelli bonanza. L’amore che toglie. Una società malata di consumismo che si nutre di apparenza, privilegi, dove mentire è la regola è l’arroganza è di casa. Una generazione irrisolta.Un figlio d’arte che diventa una citazione al negativo. L’ombra di una madre terribile. Donne che dicono sempre di no all’amore preferendo sordidi compromessi quasi sempre agiti su vite d’altri. In una corsa che non sa finire è come se egli cercasse di scappare da se stesso, ma anche di salvarsi. No Family Man è imprigionato a bordo di un’automobile. Ma il suo è anche un’inconsapevole viaggio di speranza. Eterno. Fuori dal tempo. No Family Man, sconquassato quarantenne, figlio di una generazione irrisolta e confusa, prende parte ad un presente che non è mai tale e che sembra cercare sempre altrove. Mai nel mentre accade. Si rifà invece a voci passate, disperate, che sembrano esistere, se mai sono esistite, soltanto per dare ritmo ad una vita che si nutre d’illusione. Quasi fosse un rito da compiere che però mai funziona. Egli sembra sospeso in un non luogo, odiato, amato, ma tuttavia a lui necessario per andare avanti, ma anche per celare una parte oscura di sé che difficilmente si può raccontare. No Family Man: «Cattivo e indigesto come soltanto la vita certe volte sa essere».