(Venezia, 1928 – 2005) è stata una assistente psicologica e, assieme al marito Franco Basaglia, tra i protagonisti del movimento della Psichiatria Democratica.
Dopo gli studi classici nella sua città natale, i suoi primi interessi si rivolsero prevalentemente alla letteratura.
La conoscenza di Franco Basaglia, che divenne suo marito nel 1953, e che nell'ospedale psichiatrico di Gorizia aveva iniziato la "rivoluzione psichiatrica" nella seconda parte degli anni sessanta, cambiò la sua vocazione come donna e come scrittrice. Col marito e con il gruppo di psichiatri e intellettuali che si radunò attorno a loro, scrisse, curò e tradusse i testi che saranno la testimonianza documentaria del lavoro di apertura che, da Gorizia, iniziò a scuotere le fondamenta dell'istituzione ospedaliera e che portò, nel corso degli anni, alla legge 180, con cui si superò l'esperienza dei manicomi in Italia.
Dopo la morte del marito ne raccolse l'eredità, continuando, soprattutto a livello politico, la lotta per l'umanizzazione della medicina psichiatrica. Dal 1984 al 1991 fu, per due legislature, senatrice della Sinistra Indipendente.
Tra i numerosi riconoscimenti nazionali e internazionali, ricevette il premio Ives Pelicier dell'International Academy of Law and Mental Health (luglio 2000) e la laurea honoris causa in Scienze politiche dall'Università di Sassari (aprile 2001).
Tra le sue pubblicazioni segnaliamo:
Le parole della medicina, Torino 1979
Una voce: riflessioni sulla donna, Milano 1982