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I NUOVI NATI DELLA COLLANA 180


Con la recente uscita nelle librerie dei due nuovi nati –
Una via d'uscita. Per una critica della misura di sicurezza e della pericolosità sociale. L'esperienza dell'Ospedale Psichiatrico Giudiziario nello Stato di Minas Gerai di Virgilio de Mattos
e
Guarire si può. Persone e disturbo mentale di Izabel Marin e Silvia Bon
la collana editoriale 180 archivio critico della salute mentale prosegue il suo cammino.


 

I due testi della collana editoriale diretta da Peppe Dell’Acqua, Nico Pitrelli e Pier Aldo Rovatti si concentrano su due questioni di grandissima attualità.

Il primo, Una via d'uscita di Virgilio de Mattos con una ricca introduzione di Ernesto Venturini, si inserisce a pieno titolo nella questione, tutta italiana, della chiusura degli Ospedali Pschiatrici Giudiziari. Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in occasione del suo discorso di fine anno ha definito gli OPG “un autentico orrore indegno in un paese appena civile”. Sulla questione ha lavorato la Commissione d'inchiesta parlamentare presieduta dal senatore Ignazio Marino. La Commissione il 25 gennaio 2012, con la legge detta “svuota carceri” ha avviato un percorso verso la chiusura degli OPG. Un passo in avanti per una situazione che sembrava destinata a un irrimediabile immobilismo, ma che ha aperto una complicata transizione da strutture ad alta sicurezza e di grandi dimensioni verso altre più piccole e più diffuse, ma che non sposterebbero la logica del “controllo” che le caratterizza.
 

Il secondo, Guarire si può di Izabel Marin e Silvia Bon, con una corposa introduzione di Roberto Mezzina, si iscrive in un filone di interesse internazionale, non solo italiano, che è quello, del tema della recovery, della ripresa, della rimonta, del farcela. Oggi il concetto di recovery attraversa culture e pratiche della salute mentale e rappresenta certamente la sfida più grande all'ideologia medica, nel momento in cui sottolinea la possibilità della guarigione e il ruolo attivo della persona, e non mette più al centro la malattia.
 

Ma vediamo più nello specifico i testi.
Una via d'uscita. Per una critica della misura di sicurezza e della pericolosità sociale. L'esperienza dell'Ospedale Psichiatrico Giudiziario dello Stato di Minas Gerai di Virgilio de Mattos, con l’introduzione di Ernesto Venturini, psichiatra e già collaboratore di Franco Basaglia a Gorizia e Trieste. L'edizione italiana è a cura di Silvia D'Autilia.

Il volume, con un breve ma illuminante contributo di Sergio Moccia, professore di Diritto Penale dell’università di Napoli, inaugura una nuova sezione della collana 180 - Archivio critico della salute mentale ovvero quella delle Traduzioni (contrassegnata dal colore verde) che intende far conoscere a un pubblico più vasto quelle ricerche e quei saggi di attualità noti solo a pochissimi addetti ai lavori, rendendoli così un utile strumento per arricchire le conoscenze e il dibattito disciplinare, sociale e politico.
Questo libro costituisce un contributo importante al dibattito che si è aperto sulle strategie per superare la vergogna degli ospedali psichiatrici giudiziari. Consente di ampliare le nostre conoscenze sulla situazione della psichiatria e del diritto attraversando l’esperienza del Brasile, che presenta importanti analogie con l’Italia, ma anche rilevanti originalità e novità. Le riflessioni psichiatriche e giuridiche del testo che hanno un valore generale si muovono intorno al Programma di Attenzione Integrale al paziente psichiatrico, realizzato a Belo Horizonte.
Virgílio de Mattos, giurista e professore di Criminologia e Scienze Politiche a Belo Horizonte nello Stato di Minas Gerais in Brasile, scrive questo libro con grande rigore tecnico, ma anche con la leggerezza di un testo di narrativa. Tratta la tematica dell’internamento nei manicomi criminali, ripercorrendo la parabola dei significati giuridici, storici e filosofici che hanno sostenuto e sostengono in tutto il mondo queste pratiche. L’incontro della disciplina psichiatrica e quella giuridica ha costruito il concetto di pericolosità sociale, forzatamente connesso alla malattia mentale. La valenza di tale concetto è duplice: da una parte obbligare alla cura, mediante l’imposizione della diagnosi d’infermità mentale, dall’altra contemplare la misura di sicurezza con la conseguente sanzione penale dell’internamento. Non è più possibile affrontare la questione dell’internamento psichiatrico forense senza criticare la frattura che si viene a creare tra chi, commesso un reato, viene ritenuto sano di mente e chi, al contrario, si ritrova a fare i conti con l’infermità mentale, la pericolosità sociale, la misura di sicurezza. E tuttavia – ci dice l’autore – una via di uscita esiste ed è praticabile. Alternativa alle misure di sicurezza non può che essere l’attribuzione, sempre, della responsabilità alla persona che ha commesso il reato. Il fine è quello di consentire ad ogni soggetto, incluse le persone con disturbo mentale, di affrontare il processo, la sentenza e l’erogazione della pena entro la consueta cornice del diritto. Prima di tutto, la responsabilità, poiché il soggetto esiste in quanto responsabile.

Guarire si può. Persone e disturbo mentale di Izabel Marin, assistente sociale al Dipartimento di Salute Mentale di Trieste e Silvia Bon, storica contemporaneista che conosce in prima persona l'esperienza della sofferenza mentale, è curato da Deborah Borca, con l'introduzione di Roberto Mezzina, Direttore del Dipartimento di Salute Mentale di Trieste.
 

Il volume si inserisce nella sezione della collana 180 “Attualità” (contraddistinta dal colore rosso) creata per rispondere al bisogno di conoscenza intorno a quanto è veramente possibile fare oggi. Una domanda, questa, che percorre trasversalmente tutto il campo e gli attori presenti sulla scena della salute mentale.
Frutto di una riflessione individuale e collettiva, il libro conclude il lavoro di una ricerca condotta dal DSM di Trieste, insieme a gruppi di ricerca svedesi, norvegesi, americani, raccontando e riflettendo su quanto oggi ci permette di essere ottimisti. Malgrado tutto. È la prima volta che in maniera sistematica le persone che vivono e/o hanno vissuto l'esperienza del disturbo mentale si raccontano e riflettono sul come è (stato) possibile farcela, rimontare, guarire. Un libro da leggere tutto d'un fiato.
Le esperienze raccontate in questo libro se da un lato confermano le infinite guarigioni possibili, anche dal disturbo mentale severo, come sempre più frequentemente dimostrato da studi clinici ed epidemiologici, dall’altro introducono e arricchiscono l’immagine della guarigione con un forte e originale contributo soggettivo. Le persone con esperienza oggi ci dicono che è possibile vivere la propria vita avendo consapevolezza della malattia, imparando a venire a patti con i sintomi, a farli propri, a controllarli e perfino talvolta a utilizzarli come singolari e impensabili risorse.
Gli insegnamenti di queste testimonianze vengono discussi nel tentativo di cercare tratti ricorrenti nelle esperienze individuali di superamento del disturbo mentale, facendo riferimento al quadro dei più recenti studi internazionali intorno alla recovery. Viene così chiarito il significato di questa parola, anche con un importante contributo di Roberto Mezzina, attuale direttore del Dsm triestino, che è qui intesa come riconquista di sé, ricostruzione delle proprie capacità di vita e di relazioni sociali. Diventa sinonimo della possibilità di guarire. Una guarigione che accade nella rinnovata capacità di affrontare i blocchi istituzionali, le presunzioni di cronicità, i disconoscimenti e lo stigma sociale che hanno sempre ipotecato la nozione di malattia mentale. A partire da queste osservazioni si tenta una prima puntuale descrizione dei servizi orientati alla recovery e delle buone pratiche che consentono alle persone di negoziare la propria cura, di costruire opportunità di crescita, di abitare identità differenti, di non perdere e di ricostruire il proprio potere contrattuale, di essere ascoltate.

 


Trieste, 18 gennaio 2013


Direzione collana 180 – archivio critico della salute mentale
Peppe dell'Acqua
Pier Aldo Rovatti
Nico Pitrelli


Info Stampa
Studio Sandrinelli Srl, Trieste
Barbara Candotti cell. 393/1968181
collana180@studiosandrinelli.com

 

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