L’Alto Adige/Südtirol è oggi una società in bilico.
Può cadere nella deriva etnica o può diventare un modello di convivenza, dove le diverse comunità e identità non siano concorrenti, ma complementari.
Questo libro, che inaugura la collana «Territorio, Gesellschaft», vuole favorire la seconda prospettiva.
Stare insieme tra persone di lingua e cultura diversa non è una condizione naturale, ma un’arte da apprendere. Se ignoriamo la storia, la sensibilità e la lingua dei nostri vicini, sarà difficile superare le contrapposizioni. Se invece impariamo a tenere conto del punto di vista di chi è diverso da noi, saremo pronti a cogliere tutti i vantaggi del vivere in una regione dove le culture s’incontrano.
È un percorso a volte faticoso, che richiede rinunce e compromessi da parte di tutti. Ma è anche ricco di soddisfazioni per gli individui e la società che intendono affrontarlo.
Il conflitto tra i gruppi linguistici ha dalla sua parte gli automatismi, i pregiudizi, i pensieri semplici; esso può contare sul fatto che dividersi, riconoscersi come nemici è la reazione più immediata. Stare insieme invece richiede la fatica dei pensieri complessi; stare insieme è un’arte, un’arte difficile e interminabile, che va coltivata e praticata senza mai illudersi di possederla una volta per tutte. Non esiste una progressione necessaria dal bene al male, o viceversa; checché ne dicano gli storicisti, la storia non ha alcuna direzione predefinita, né alcun regista che scriva il suo copione. Nessuno è artefice del nostro destino, tranne noi stessi.
con contributi di:
Gabriele Di Luca, Il punto di vista del "traditore"
Hans Karl Peterlini, L'albero della lettura