Il pretesto narrativo che introduce e innesca questi racconti di confine è l’assidua frequentazione di un treno – precisamente l’Eurocity Roma-Vienna, sul tratto che da Udine conduce a Bruck an der Mur – da parte dell’alter ego della scrittrice: “tale Barbara Batos di professione romanziera”, la quale incontra sul convoglio tutta una serie di passeggeri/personaggi che costituiranno, brano dopo brano, le voci narranti del testo.
[…] Più di due mesi ho viaggiato in balia degli umori, lo si può ben dire, dell’Eurocity Roma-Vienna, ogni volta arrivando a destinazione con il dubbio se avevo viaggiato oppure se avevo soltanto immaginato di viaggiare. I biglietti che per fortuna ho conservato, usandoli come segnalibri, confermano che ho viaggiato, che su quel treno, in quel dato giorno, a quelle date ore, io definitivamente ero stata. Io. Ma Bettina? Òblak? Hannes? Ina? Marilena? Erano davvero su quel treno? Ho davvero visto Marilena scendere a Pontebba e dileguarsi come un vapore sull’acqua?Non ho mai trovato il biglietto di Marilena o il biglietto di Bettina, né sono riuscita a trovare quello di Hannes, di Ina e di Òblak. Non vedo perché avrei dovuto: ognuno di loro, com’è logico, è sceso dal treno portando con sé il proprio biglietto. Non ho pertanto nessuna prova dell’esistenza di Òblak e di Bettina, di Marilena, di Hannes e di Ina […].