La vita finisce a cinquant’anni

All'indomani dell'attacco dell'undici settembre alle torri gemelle di New York, e alla soglia dei cinquant'anni, Stefano Volpe, inviato di un piccolo giornale di provincia, si trasferisce a Douz (nota come La Porta del Deserto) per scrivere una serie di reportages sulla situazione ogni giorno più preoccupante nei paesi arabi.
Ma ben presto si rende conto che la realtà è assai più ingarbugliata e meno “manipolabile”di quanto immaginasse e che il tentativo di spiegare “alle educande occidentali cosa succede sotto questo cielo infuocato” è in pratica impossibile - a volte addirittura controproducente. Neppure l'ultima illusione, l'amore o, meglio, l'impossibile e insensata infatuazione per una turista ventenne, riesce a metterlo in salvo dalla capitolazione finale. La vita finisce a cinquant'anni si legge come il racconto di una generazione che, giunta ad un passo dalla sublimazione di se stessa, vede il mondo crollare dentro e attorno a sé, incapace di reagire e, soprattutto, di dare risposte coerenti alle mille domande nuove che ogni giorno emergono dal mare burrascoso dell'esistenza.