«Un libro di ampio respiro che merita di essere ristampato e riletto.» (Siegfried de Rachewiltz)
Le raffinate prose di Alto Adige segreto del poeta e pittore Antonio Manfredi uscirono sullo scorcio del 1963, in uno dei periodi più “caldi” della questione altoatesina, tra crisi diplomatiche, ricorsi all’ONU e azioni terroristiche. Due aspetti distinguevano il volumetto di Manfredi dai contemporanei reportage giornalistici: la profonda conoscenza che l’autore (dal 1939 meranese d’adozione) aveva di questa provincia “ribelle” e il taglio artistico del suo racconto.
A briglia sciolta, con la licenza di un poeta, Manfredi si concentrò sugli aspetti culturali e sentimentali del problema, ovvero l’incomprensione tra i due gruppi linguistici conviventi, che a distanza di sessant’anni si mantiene per molti versi inalterata. I suoi quarantasei brevi, talora brevissimi capitoli – ciascuno una prosa d’arte, un elzeviro in sé compiuto – oltrepassano, confondendoli, i confini tra i diversi generi di scrittura e trascorrono fluidi dalla descrizione etnografica alla riflessione politica, dall’evocazione storica alla suggestione intima. E in tutti emerge l’attenzione pittorica al dettaglio, alla sfumatura psicologica, col risultato che in questi ritratti di personaggi, usanze e paesaggi, ogni minima pennellata assume una risonanza metaforica ed esistenziale. Alto Adige segreto è un piccolo gioiello della letteratura altoatesina, un “sempreverde” riproposto con un ampio apparato critico e un prezioso ricordo personale in appendice.